Alla sorgente delle diecimila cose
di Chiara Lavezzari
Arti Marziali Interne Taoiste
Tai Chi Chuan, Yi/Qi Gong, Meditazione
Tenere in pugno la sorgente Yin e Yang. Questa traduzione del termine Tai Chi Chuan recentemente proposta dal M°Carlo Lopez è quella che preferisco perché ricorda la visione del pugno vuoto del Buddha o quella del pugno che si apre davanti a Kasyapa mostrandogli una rosa.
Tenere nel pugno, maneggiare, indica una profonda conoscenza accompagnata da naturalezza.
E’ dall’incontro delle polarità che nasce e si manifesta la vita, l’energia interna è espressione della vita stessa e mantiene in continuità e salute i nostri corpi densi e sottili. A questo livello il Tai Chi Chuan agisce per lo sviluppo del potenziale energetico personale. La potenzialità si sviluppa e prende forma solo nell’incontro delle parti senza divisione. Apertura e rilassatezza, marzialità e benessere, consapevolezza e fluidità, Yin e Yang sono i concetti chiave delle pratiche taoiste di lunga vita alle quali ci riferiamo parlando di Tai Chi e sono funzionali solo se applicati contemporaneamente e senza distanza. Ogni parte dell’essere va riconosciuta e vissuta dall’interno, se neghiamo un elemento rifiutiamo un aspetto di noi stessi.
Una coppia fondante e poco conosciuta è quella di Yi e Qi. Tai Chi e Qi Gong permettono e facilitano lo scorrere del Qi, l’energia che fluisce nel nostro corpo e ci fa star bene. Il Qi da solo non basta, è guidato dallo Yi: dall’intenzione, dalla mente. Una mente troppo marziale è rigida, diventiamo ossessivi, siamo intransigenti, ci alleniamo troppo. Se la mente è poco marziale siamo travolti dalla vita, siamo in balia degli eventi. Per utilizzare una semplice analogia possiamo vedere il corpo umano come un’autovettura dove lo Yi è la batteria (mente) e il Qi è la benzina (energia) . L’automobile con il pieno di benzina e la batteria a terra non può avviarsi. La batteria funziona solo se è carica e se collegata adeguatamente, se possiede cioè la giusta struttura.
Ogni posizione, nel Tai Chi Chuan, lavorando sulla struttura e non sui muscoli, porta a un movimento libero del diaframma che massaggia gli organi interni apportando una migliore irrorazione e la rilassatezza necessaria a mantenere la postura corretta e potente.
La pratica del Tai Chi Chuan ci insegna a fluire e ad accordarci con la polarità in cui siamo immersi e di cui siamo parte, riconoscendo i nostri blocchi energetici, lavorando con delicatezza e fermezza dove troviamo l’ostacolo.
Eseguendo movimenti in maniera naturale e conforme alla struttura, senza l’utilizzo di forza fisica si è totalmente consapevoli di ogni parte: la lentezza concede il tempo della consapevolezza. Più si pratica e più la consapevolezza s’interiorizza portando una pulizia interiore che si manifesta in un’intima unità, avvertita anche come fluidità.
Consapevolezza e fluidità sono anch’esse parti di un Tao.
Attualmente le pratiche di consapevolezza sono molto diffuse e ammirate, fonte di autoconoscenza e auto comprensione, ma possono risultare vuote e fini a loro stesse se non abbinate alla spontaneità e alla naturalezza. La consapevolezza senza la fluidità rischia di rimanere bloccata nella via mediana, nel compromesso che mal si adatta al gusto di ognuno e alla propria propensione individuale. Nell’approccio taoista il giusto mezzo non s’intona all’armonia universale in cui ognuno porta la propria nota e la propria frequenza all’interno del coro. E’ ciò che viene tradizionalmente chiamato dharma, che alcuni traducono erroneamente con ‘dovere’ ma che potremmo parafrasare con ‘fare ciò per cui siamo nati’. Fare ciò che ci è conforme come individui nel contesto dell’ambiente in cui viviamo.
Per consentire a noi stessi consapevolezza e spontaneità abbiamo bisogno di spogliarci dalle abitudini acquisite, delle reazioni e modi d’essere e d’agire troppo spesso condizionati dalle esperienze cristallizzate all’interno.
Un processo di disidentificazione che attraversa tutti i livelli della personalità dal fisico, all’emotivo, al mentale.
Nella pratica del Tai chi/Qi Gong come nella meditazione la forma statica o dinamica eseguita è il mezzo per lavorare profondamente in noi stessi nel ritorno verso la sorgente, il Punto Zero in cui avviene l’incontro degli assi su cui si sviluppano le dimensioni della vita: un asse verticale collegato all’aspetto spirituale, un asse orizzontale collegato al dispiegarsi degli eventi nello spazio-tempo e un asse di profondità che rischia di allontanarci dalla piena potenzialità.
Tornare al centro di noi stessi e in allineamento consente a nuove possibilità di svilupparsi, la visione si amplia e il futuro si allarga, le pratiche taoiste di lunga vita come il Tai Chi Chuan, l’Yi/Qi Gong e la Meditazione si presentano a noi e alla nostra cultura come fonte di nuove possibilità, offrendoci inattese risorse di comprensione individuale e sociale.
Without going outside, you may know the whole world.
Without looking through the window, you may see the ways of heaven.
The farther you go, the less you know.
Thus the sage knows without travelling;
He sees without looking;
He works without doing.
Tao Te Ching, 47